C’è un detto che recita: siamo quel che mangiamo. Ed è proprio lì che sentiamo scattare un allarme, una vocina che si insinua curiosa e ci chiede: cosa mangiamo? Il panorama è a volte deprimente, cibi sofisticati, vegetali pregni di ogni veleno, dagli anticrittogamici ai diserbanti, e il discorso peggiora se parliamo di carni: in alcune, purtoppo in molte, sono presenti tracce di antibiotici, ormoni della crescita e chi più ne ha più ne metta. Data la premessa, non c’è da stupirsi se un numero sempre crescente di consumatori si rivolge al bio. Ma cos’è esattamente il bio?
“La produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”.
(Fonte: Reg. CE n. 834/07)
L’agricoltura biologica utilizza tecniche naturali per la crescita delle piante ed esclude l’utilizzo di sostanze chimiche e di OGM. Oltre a garantire al consumatore prodotti freschi e genuini, rispetta il ciclo della natura e la biodiversità. I consumatori scoprono che oltre a far bene, i prodotti bio sono a volte anche più gustosi. Stesso discorso è applicabile all’allevamento. Gli animali, a qualunque specie appartengano, dai pesci, ai polli, ai suini, ai bovini, vengono alimentati con prodotti bio, per intenderci niente mangimi chimici, niente miscele di vegetali trattati, scarti di macellazione ed ormoni della crescita che, è bene ricordarlo, passano nell’organismo del consumatore.

Non solo, l’allevamento è gestito con metodi tradizionali, per intenderci, per molti versi, il tipo di allevamento dei bei tempi andati, quando le mucche pascolavano all’aria aperta ed i polli razzolavano nelle aie. Anche in caso di malattie, gli animali vengono curati con prodotti fitoterapici e omeopatici. Insomma, attenzione alla salute del consumatore e rispetto per la natura. Ovviamente i costi di produzione sono più elevati, ecco spiegato il prezzo maggiore a cui si acquistano i prodotti bio, ma le statistiche, dati alla mano, ci dicono che un pubblico sempre crescente sceglie di spendere un po’ di più pur di garantirsi un’alimentazione sana e rispettosa dei dettami naturali. Data la crescente richiesta, il biologico si è fatto industria mettendo a disposizione del grande pubblico prodotti di largo consumo come pasta e riso. Le proprietà nutrizionali del riso non sono affatto da sottovalutare, anche perché questo cibo è ricco di nutrienti molto importanti per il nostro organismo. Il riso integrale può essere d’aiuto anche a chi soffre di sovrappeso, se viene consumato di tanto in tanto al posto della pasta ed è apprezzato per il suo basso indice glicemico. Chi soffre di ipercolesterolemia potrebbe mangiare riso rosso almeno tre volte a settimana e riso nero per due volte. Particolari sono le caratteristiche della varietà basmati, che si distingue per il basso apporto di grassi e può essere utilizzato come contorno, magari consumato al posto del pane.
La tecnica di coltivazione del riso biologico, nelle sue varietà, segue i dettami della CE in materia: niente pesticidi, anticrittogamici e, cosa più importante nel caso specifico del riso, niente diserbanti. Si segue inoltre scrupolosamente la tecnica della rotazione delle coltivazioni di modo da non sfruttare lo stesso appezzamento di terreno con le stesse coltivazioni per più di un ciclo. Il riso biologico è facilmente reperibile in farmacia nelle sue varietà integrale, basmati, rosso e nero.

Riso integrale

Riso rosso

Riso basmati

Riso nero