L’incidenza dell’osteoporosi e delle fratture correlate aumenta progressivamente con l’età fino a colpire nell’arco della vita una donna su tre e un uomo su cinque. L’osteoporosi però può essere prevenuta, diagnosticata e curata. Apoteca Natura, grazie alla costante formazione e alla collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), ha sviluppato competenze approfondite sull’argomento.

L’OSTEOPOROSI

L’osteoporosi consiste nella progressiva diminuzione della massa scheletrica e nel deterioramento dell’architettura ossea con conseguente aumento della fragilità ed elevato rischio di fratture sia spontanee sia causate da traumi anche di minima entità. Le sedi più frequentemente interessate da fratture sono le vertebre, l’omero, l’avambraccio ed il femore. L’insorgenza di una frattura da osteoporosi determina un maggior rischio di ulteriori fratture per il cosiddetto “effetto domino”, con conseguenze altamente invalidanti. Alcune condizioni sono state indicate come fattori aggravanti il rischio di osteoporosi: vita sedentaria, fumo di sigaretta, magrezza eccessiva, uso prolungato di cortisonici, familiarità per fratture da osteoporosi, malattie da malassorbimento (celiachia), pregressi disturbi del comportamento alimentare (anoressia), patologie tiroidee.

PREVENZIONE PRIMARIA

L’osteoporosi è una condizione silente che per molto tempo rimane asintomatica fino al momento in cui se ne manifestano le conseguenze. È bene ricordare che durante tutto l’arco della vita le ossa sono sottoposte ad un continuo “rimodellamento” basato su attività di “costruzione” e di “distruzione” delle ossa che in questo modo vengono costantemente rinnovate. Nelle diverse età però l’equilibrio tra attività di costruzione e di distruzione del tessuto osseo varia: durante la crescita prevale la costruzione di osso nuovo, in età più avanzata accade il contrario. Sono i primi 20-30 anni di vita che condizionano la “qualità” del nostro scheletro e la vera prevenzione dell’osteoporosi dovrebbe pertanto cominciare sin da giovanissimi. Più elevato infatti sarà il “picco” della massa ossea raggiunto al termine della fase di sviluppo e minore sarà il rischio di osteoporosi in post-menopausa. 

Quindi per favorirne lo sviluppo e preservare al meglio la struttura e la funzionalità scheletrica, è fondamentale porre in essere, fin da bambine, corrette abitudini di vita, a partire dall’alimentazione che deve prevedere un adeguato apporto di calcio e, se necessario, di vitamina D, il cui fabbisogno è particolarmente elevato in alcune fasi della vita tra cui l’allattamento e la menopausa.

PREVENZIONE SECONDARIA

Sono oggi disponibili esami strumentali accurati e non invasivi che permettono di evidenziare il processo di demineralizzazione ossea già in fase iniziale. Una diagnosi precoce di osteoporosi consente di mettere in atto le misure necessarie per impedire il verificarsi di fratture da fragilità.

Gli esami specifici per la diagnosi di osteoporosi sono:

  • MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), che misura a livello vertebrale e femorale la massa ossea mineralizzata;
  • Esami di laboratorio su sangue e urina, che consentono di documentare – in presenza di osteoporosi documentata alla MOC – eventuali alterazioni del processo di rimodellamento osseo;
  • Morfometria, per evidenziare la presenza di fratture vertebrali attraverso la lettura delle immagini radiografiche della colonna dorso-lombare.

Il FRAX-test.
È oggi disponibile un ulteriore importante strumento, utile per l’identificazione dei soggetti che hanno un rischio elevato di incorrere in fratture. Si tratta di un semplice e veloce questionario, disponibile anche on-line, che si chiama FRAX® (Fracture Risk Assessment Tool) e che è stato approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il FRAX test permette di calcolare la probabilità che un paziente ha di incorrere in una frattura da osteoporosi nell’arco dei 10 anni seguenti basandosi sulla presenza o assenza dei principali fattori di rischio e, se disponibile, del risultato di una MOC. Il rischio di frattura espresso dal test è un rischio assoluto calcolato in relazione all’area geografica a cui appartiene il soggetto che esegue il test.

STILI DI VITA

Oltre al latte ed ai suoi derivati, sono particolarmente ricchi di questo minerale i legumi, gli ortaggi a foglia ed alcuni pesci, come sardine e acciughe. La tabella evidenzia, a titolo di esempio, cibi ad alto ed a basso contenuto di calcio. Qualora condizioni di sovrappeso suggeriscano attenzione per il carico calorico correlato al consumo di formaggi e latticini, è opportuno ricorrere ad integratori e ad acque ricche di calcio.

La vitamina D è una sostanza fondamentale per la crescita della struttura scheletrica e per il mantenimento di un’adeguata mineralizzazione ossea, poiché favorisce l’assorbimento intestinale del calcio e controlla i meccanismi di riassorbimento osseo. Essa viene prodotta dal nostro organismo a livello della pelle attraverso l’esposizione alla luce solare, ma è stato purtroppo dimostrato che in Italia, nonostante sia definito il “Paese del sole”, la produzione di vitamina D è sempre scarsa. Sono in realtà poche le fonti alimentari di tale vitamina, che è contenuta in alcuni pesci (ad es. sgombro, sardina, acciuga, salmone, tonno) e nell’uovo. Per questo motivo è spesso utile assumere integratori di vit. D. In tema di prevenzione sono di grande importanza l’astensione dal fumo e lo svolgimento di attività fisica, poiché il movimento stimola la formazione di nuovo tessuto osseo. L’attività fisica, sempre commisurata alle proprie possibilità fisiche, deve essere effettuata in modo regolare non solo a scopo preventivo, ma anche quando il processo osteoporotico si sia già instaurato e si sia magari anche verificata una frattura da fragilità

QUANTO CALCIO SERVE?

La SINU (Socetà italiana di Nutrizione Umana) raccomanda di assumere quantità di Calcio differenti in base all’età, al sesso, a condizioni fisiologiche particolari (ad esempio menopausa, gravidanza, ecc.). Nella seguente tabella vengono riportati in dettaglio i livelli di assunzione giornaliera di Calcio (dose in mg) raccomandati dalla SINU.

ETA’ DONNE UOMINI
1-6 800
7-10 1000
11-17 1200
18-29 1000
30-49 800
50-60 1200-1500 800
>60 1200-1500 1000

 

ACQUA E CALCIO. NON E’ VERO CHE IL CALCIO PRESENTE NELL’ACQUA…

… non sia assorbito dal nostro organismo. Ricerche recenti dimostrano il contrario. La capacità dell’intestino umano di assorbire il calcio contenuto nelle acque (spesso presente in quantità consistente) è considerata addirittura simile a quella relativa al calcio contenuto nel latte.

…. favorisca la formazione dei calcoli renali. Le persone predisposte a formare calcoli renali devono bere abbondantemente e ripetutamente nel corso della giornata, senza temere che il calcio contenuto nell’acqua possa favorire la formazione dei calcoli stessi: anzi, è stato dimostrato che anche le acque minerali ricche di calcio possono costituire al riguardo un fattore protettivo.

RIMEDI NATURALI

La terapia farmacologica trova indicazione per la prevenzione secondaria dell’osteoporosi, in pazienti cioè che hanno già subito una frattura, o in soggetti che, pur non avendo riportato fratture, sono ad alto rischio a causa di predisposizione familiare, menopausa precoce (prima dei 45 anni) e condizioni di ridotta massa ossea. Alla terapia farmacologica deve essere associato il necessario introito di calcio e vitamina D, ricorrendo, qualora le consuete abitudini alimentari e l’esposizione al sole non siano sufficienti, ad un’adeguata integrazione della dieta.

I farmaci disponibili sono:

  • bisfosfonati (alendronato, ibandronato, risedronato), che inibiscono i processi di riassorbimento osseo;
  • raloxifene, che appartiene alla categoria dei modulatori selettivi dei recettori degli estrogeni;
  • renelato di stronzio, che interferisce con i meccanismi di distruzione dell’osso, stimolando la formazione di tessuto nuovo;
  • acido zoledronico 5 mg, che rientra nel gruppo dei bisfosfonati, da somministrare in unica dose annuale su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti (non è compreso tra i farmaci a carico del Servizio Sanitario Nazionale);
  • denosumab, anticorpo monoclonale umano, da somministrare due volte l’anno, in casi particolari su prescrizione ospedaliera.

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